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La Gattina e il pulcino



C’era una volta…
si, come tutte le belle fiabe, comincia così, ma è una storia vera. C’era una volta una bambina che viveva con i suoi genitori in una cittadina del Lazio, sede di una base militare, viveva, quindi, in una villetta con un giardino pieno di fiori, una gattina blu di nome Cherie ed un largo spazio incolto al di là della rete che faceva sognare!  I giorni passavano tranquilli tra la scuola, i giochi con la micina, i tentativi di scavalcare la recinzione per raggiungere il mistero dell’erba alta. Un giorno, al ritorno dalle lezioni, passando accanto al consorzio agrario, la bimba vide una nidiata di pulcini in vendita e dopo essersi frugata in tasca alla ricerca di qualche soldino, portò a casa un piccolino giallo giallo.  La mamma, su due piedi, non accolse bene la novità, ma poi si dette da fare per trovare il cibo al pulcino e scoprì che mangiava volentieri il pane intinto nel vino, fu così che venne chiamato Marcellino. Viveva nella villetta nella tasca della vestaglia della mamma, al mattino, perché durante le faccende rischiava, petulante com’ era, di venire calpestato ed alla sera sotto i capelli della mamma, sul collo, pigolando piano piano fino ad addormentarsi!   Lo sconcerto iniziale era dovuto soprattutto al fatto che la gattina avrebbe potuto fargli del male e quindi la sorveglianza doveva essere assidua, ma un bel giorno la bimba e la mamma ( il papà era spesso assente per i voli ) scoprirono che Marcellino prediligeva anche riposare, nel primo pomeriggio, sulla pancia di Cherie ed oltretutto amava becchettarle lo sperone sulle zampine anteriori, la gattina ogni tanto alzava la testa spazientita, ma il richiamo della mamma:” Cherie, buona!”le faceva riabbassare il capo, ormai rassegnata al suo destino, la pancia felina era un nuovo nido per Marcellino!  I giorni passavano, l’autunno si avvicinava, i temporali estivi rinfrescavano l’aria, Cherie una sera non tornava, allora sia la mamma che la bimba non avevano ancora acquisito quella consapevolezza che in seguito le avrebbe portate a non far mai più uscire un gatto di casa, ancora i tempi non erano maturi. Il temporale rovesciava torrenti d’acqua e la bimba nel suo lettino piangeva silenziosamente pensando alla gattina là fuori, nel pericolo… Marcellino le fu portato su un bel foglio di plastica, fu deposto sul letto accanto a lei e la aiutò nella preghiera che chiedeva aiuto per Cherie. Il mattino dopo la bimba si svegliò con accanto un pulcino nel cellophane ed una micina rientrata alla chetichella dopo la scorribanda notturna! Ormai le foglie erano gialle ed un vento maligno le faceva cadere dagli alberi, la scuola era ricominciata togliendo spazio ai giochi e la ragazzina ogni mattina percorreva il viale che la portava in classe.  Un giorno al rientro non trovò Marcellino e la mamma le disse che era andato a stare con altri suoi simili da una contadina perché ormai era un galletto e non poteva più vivere in casa, fu sconcerto, furono lacrime, fu dolore, dolore che solo Cherie riuscì a lenire con le sue fusa ed il suo calore, quella notte il cuscino fu intriso di lacrime, il primo vero, grande dolore della vita, e nel sogno Marcellino tornò sulla pancia di Cherie a becchettare lo sperone…  Crebbe la bambina, diventò adulta, ma non dimenticò mai quell’esperienza. Oggi ama gli animali più di sé stessa, si commuove al cinguettio di un uccellino e vive in perfetta simbiosi con un’altra piccola micia….   Diana Macchitella 23/05/2006

 
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