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Dal Veterinario L'importanza dei Test
Purtroppo tutti i gatti, sia i randagi che quelli di razza, vanno soggetti a malattie genetiche e virali che possono pregiudicarne la salute e, talvolta, l’esistenza in vita.
Allo scopo di ridurre alcune patologie genetiche oggi esistono dei test che sono di fondamentale importanza per la prevenzione; oggi gli allevatori possono limitare la trasmissione di queste malattie genetiche eseguendo su TUTTI i loro gatti riproduttori, sia maschi che femmine dei test da eseguirsi sul loro stesso DNA, ecografie, ed altro….

In questo modo, se entrambi i genitori, risulteranno negativi, ne viene di conseguenza che anche i futuri cuccioli saranno negativi al test svolto, quindi sani ed esenti da quella patologia.
Se invece vengono individuati dei soggetti malati o portatori, questi devono immediatamente essere esclusi dai programmi di selezione e allevamento, verranno quindi sterilizzarti e tenuti da compagnia.
Purtroppo manca una regolamentazione nazionale o internazionale che obblighi gli allevatori a testare i gatti riproduttori: l’attività di monitoraggio e prevenzione dipende esclusivamente dalla correttezza e dal senso di responsabilità del singolo allevatore.

Qui sotto l’elenco di alcune malattie: PKD – HCM - FELV- FIV - FIP.

Il PKD

Il PKD : Polycystic Kidney Disease o malattia del rene policistico, è una malattia ereditaria, caratterizzata da cisti renali che compaiono già nei cuccioli e progressivamente negli anni aumentano di diametro, portando ad un ingrossamento del rene e riducendone la funzionalità.
                   
 Ecco un esempio di rene sano.      Questo è invece un rene malato: con PKD.

I sintomi della PKD sono quelli tipici di un’insufficienza renale, aggravata dal fatto che, nel tempo, il gatto è destinato a perdere completamente l’uso di uno o di entrambi i reni.

I primi sintomi compaiono tra i 3 e i 10 anni e, talvolta, anche prima.
Il rene policistico, quando diagnosticato, è incurabile, sebbene il micio, con opportune terapie e trattamenti continuativi, possa vivere ancora a lungo.
In effetti, si ha una mutazione genetica, la trasmissione genetica del difetto è di tipo autosomico dominante, quindi il gatto può essere sano (omozigote recessivo) o malato (eterozigote), mentre i soggetti omozigoti dominanti in genere non vengono alla luce in quanto muoiono e vengono riassorbiti allo stadio embrionale.
Analisi diagnostiche Il test genetico non dà indicazioni circa il grado di severità della malattia. Tuttavia essendo sufficiente una sola copia del gene per causare il difetto, i cuccioli che nascono da un accoppiamento in cui uno solo dei genitori è malato hanno il 50% di probabilità di essere malati, mentre i cuccioli che nascono da un accoppiamento in cui entrambe i genitori sono malati hanno il 75% di probabilità di essere malati.
Il test genetico quindi, che consente di individuare gli eterozigoti prima della maturità sessuale e prima che il riscontro ecografico e clinico siano chiari, e risulta di grande aiuto nella scelta dei riproduttori.

L'HCM

La sigla HCM, Hypertrophic CardioMiopathy, sta per cardiomiopatia ipertrofica.
Si tratta di una patologia che provoca l’inspessimento delle pareti del cuore con conseguente alterazione delle sue funzionalità, come purtroppo accada anche per gli esseri umani.
I sintomi che si manifestano in alcuni gatti sono: una respirazione resa difficoltosa dai fluidi che si concentrano nei polmoni o intorno ad essi. Altri possono non mostrare alcun sintomo, ma possono morire improvvisamente, per lo più a causa di un improvviso e grave disturbo nel ritmo cardiaco.
Alcuni gatti sviluppano grumi del sangue (emboli) che possono causare la paralisi delle zampe posteriori.

Il Profilo genetico dell’ l’HCM: tecnicamente è una malattia autosomica dominante a penetranza incompleta ed espressività variabile, ossia: può colpire indistintamente maschi e femmine (sebbene i maschi sembrino esserne colpiti in età più giovane e più gravemente) può essere trasmessa in forma eterozigote (solo uno dei genitori trasmette la patologia) od omozigote (entrambi i genitori trasmettono la malattia): in ogni caso l’individuo è da considerarsi affetto è possibile che un gatto ne sia affetto e che non la manifesti mai per tutto l’arco della sua esistenza; ciò non toglie, ovviamente, che potrà trasmetterla alla progenie le modalità, i tempi e la gravità con cui la malattia, eventualmente, si manifesta cambia da soggetto a soggetto.

 N°1 Cuore sano                N°2 Cuore Malato

Analisi Diagnostiche


Lo screening è condotto attraverso una ecocardiografia che misura le dimensioni d el cuore e che viene eseguita a varie età, ( quindi più volte) durante la vita del gatto e comunque prima che venga fatto riprodurre. Infatti, un gatto che presenta un cuore in condizioni normali ad un anno di età ha statisticamente una probabilità inferiore di sviluppare la malattia.

L’HCM è una malattia che si sviluppa molto lentamente. I gatti che ne soffrono spesso non mostrano alcun sintomo prima dei 6 mesi di vita o, viceversa, possono trascorrere diversi anni in salute prima di sviluppare la malattia, anni durante i quali,molto probabilmente, si sono già riprodotti.
Infatti, l’ecocardiografia non è in grado di riconoscere i casi di asintomaticità, ossia di gatti affetti (e quindi portatori per la progenie) il cui cuore si presenti ancora in condizioni normali.

L’estrema variabilità con cui questa malattia si manifesta, rende difficile tutelare non solo il singolo soggetto ma, spesso, la sua stessa discendenza.
Infatti, il gatto che sviluppi molto lentamente la malattia potrebbe già aver dato alla luce dei figli i quali, viceversa potrebbero ammalarsi in tempi ridotti.

Cosa richiedere all’allevatore

Un allevatore un cui cucciolo muore di HCM ad un anno di età non è necessariamente un cattivo allevatore. Proprio perché la malattia è difficile da diagnosticare e a volte, si evidenzia tardi nei genitori, il decesso di un cucciolo può capitare anche all’allevatore attento e coscienzioso.

Tuttavia, onde evitare queste tristi esperienze, l’acquirente deve fare la sua parte:
è necessario e doveroso pretendere che l’allevatore a cui vi siete rivolti per acquistare il cucciolo dei vostri sogni vi consegni una copia del test di esenzione eseguito sui genitori. Siate critici con chi avete di fronte: non accontentatevi dei risultati di un test condotto anni prima!

Il test non deve MAI essere più vecchio (al massimo) di un paio di anni perché spesso la malattia può svilupparsi in modo eclatante in tempi molto brevi! Diffidate nella maniera più assoluta di chi, accampando varie scuse, non vi faccia vedere alcuna certificazione, di chi sostiene di conoscere le proprie linee, di non aver mai avuto problemi (come si fa a dirlo se non si è mai testato un gatto?) o di chi vi fa vedere un foglio in cui, con quattro frasi messe in croce, viene “dichiarato” da un veterinario compiacente che il gatto è esente da HCM: un test attendibile, infatti, deve riportare il nome, il sesso e la data di nascita del gatto, la firma di un veterinario cardiologo e deve riportare tutte le misure riscontrate sul muscolo cardiaco e a livello di flusso sanguigno.
Infine, deve essere chiaramente dichiarato che il cuore non presenta anomalie.

FELV


La FELV è un retrovirus che si trasmette tipicamente per contatto con la saliva di gatti infetti (rapporti sessuali, morsi, leccamento ). Un terzo dei gatti infetti, sviluppa una viremia transiente, ossia ne è affetto per meno di 12 settimane e successivamente lo elimina. Un altro terzo dei gatti affetti, sviluppa un’infezione latente, ossia espelle il virus attraverso il sangue e la saliva senza estinguere completamente il virus. Il loro sistema immunitario “trattiene” in qualche modo il virus ma se il gatto viene sottoposto a stress (es. malattia, uso di steroidi, gravidanza), il virus prende il sopravvento e il gatto si ammala. Le infezioni persistenti possono causare una molteplicità di problemi cronici e malattie, la maggior parte delle quali sono legate a immuno-soppressione, anemia, linfomi. Tuttavia, gatti positivi possono restare asintomatici (e contagiosi) per molti anni e i tempi e la severità della manifestazione possono variare tantissimo. Attraverso cure di supporto e trattamenti sintomatici, i gatti possono vivere anche a lungo invece di soccombere velocemente.

Il vaccino FeLV

E’ possibile vaccinare un gatto per scongiurare il pericolo di contagio da FeLV virus. Tuttavia, esiste il sospetto che questo vaccino sia una delle principali cause di insorgenze di fibrosarcomi vaccino indotti nel punto di inoculo, vista l’alta incidenza degli stessi nei punti di inoculo. Per questo motivo, prima di decidere se sottoporre il proprio gatto a questo tipo di vaccinazione, è sempre bene valutare il rapporto rischi-benefici tenendo presente lo stile di vita del gatto stesso. In generale, un gatto che esce in strada e che può entrare in contatto con altri randagi (potenzialmente portatori del virus) è bene venga vaccinato; il beniamino di casa che, al più, esce sul balcone per prendere un po’ di sole, potrebbe essere risparmiato da questo trattamento a rischio.

FIV

La FIV Feline Immunodeficiency Virus; Il virus da immunodeficienza felina (FIV) è simile all’AIDS umano. 

Esso attacca
e indebolisce il sistema immunitario rendendo l’animale suscettibile ad infezioni e malattie che non colpirebbero un gatto sano.
Non esistono cure né vaccini per la FIV.
Pur essendo una malattia pressoché letale, un gatto positivo alla FIV può vivere molti anni senza segni di malattia, perché si tratta di un virus dallo sviluppo molto lento. La FIV è trasmessa prevalentemente attraverso morsi profondi. Una gatta potrebbe trasmetterlo ai suoi cuccioli durante la gestazione, il passaggio dal canale cervicale o l’allattamento.

La FIV può essere trasmessa da un gatto ad un altro anche attraverso trasfusione di sangue contaminato. Maschi aggressivi che lottano con loro simili per la conquista del territorio sono a rischio di contagio, più delle femmine e più dei maschi meno aggressivi o che vivono in casa (per questi ultimi il rischio di contagio è pressoché nullo).

FIP


La peritonite infettiva felina (PIF o FIP) è la principale causa di morte dei gatti per infezione.
La Fip si sviluppa quando il gatto reagisce in modo non appropriato ad un'infezione da coronavirus felino (CoVF).
La maggior parte dei gatti semplicemente si infetta, ospita il coronavirus per un mese o due, sviluppa una risposta di immunizzazione, elimina il virus e in seguito vive felicemente.

In alcuni gatti però l'infezione da CoVF genera una forma mutata del virus, e questi si ammalano di PIF.
La causa generalmente è una condizione di stress, quale ad esempio un intervento operatorio(sterilizzazione), una malattia grave concomitante, un inserimento in un nuovo contesto familiare, la somministrazione indiscriminata di steroidi con finalità e modalità non mediche, ecc...

Il meccanismo e le modalità di mutazione, tuttavia, non sono ancora del tutto noti. Lo stesso nome di peritonite è leggermente inesatto: la PIF non è un'infiammazione del peritoneo (il rivestimento interno dell'addome), ma è una vascolopatia (infiammazione dei vasi sanguigni).

I sintomi clinici che il gatto sviluppa dipendono dall'eventuale danneggiamento dei vasi sanguigni, e da quale organo (o organi) tali vasi alimentano.

Fip classica o effusiva Questa è la forma acuta della malattia, dove molti vasi sanguigni sono severamente danneggiati ed il fluido fuoriesce da essi nella cavità addominale o toracica (petto).
Quando i vasi sanguigni nell'addome sono infettati, la pancia del gatto si gonfia riempiendosi di un fluido detto ascite. Quando i vasi sanguigni nel torace sono danneggiati il fluido si diffonde nel petto, riducendo la capacità dei polmoni di espandersi ed il gatto ha difficoltà a respirare.

Fip non-effusiva o secca La FIP secca è la forma più cronica della malattia. Nella FIP secca, il gatto ha spesso dei sintomi clinici vaghi, come per esempio rifiutare il cibo, dimagrire, perdere la lucentezza del pelo. Molti gatti con FIP secca diventano itterici, quando si guarda dentro le palpebre sembrano gialle. Se il gatto ha un naso pallido, si può notare che anch'esso sembra giallo.

Molti gatti con FIP secca presentano segni nei loro occhi, di solito l'iride (la parte colorata dell'occhio intorno alla pupilla) cambia colore, e alcune parti di essa possono apparire brunite. Il gatto può avere l'occhio sanguinolento, o dei precipitati bianchi possono apparire sulla cornea (la membrana chiara dell'occhio). Circa il 12% dei gatti con FIP sviluppa segni di disturbi neurologici: spesso diventano atassici (hanno un passo vacillante e possono cadere mentre camminano), possono avere tremiti del capo, spasmi epilettici, il loro sguardo può vagare da una parte all'altra invece di essere a fuoco.
Tuttavia, tutti questi segni clinici possono essere causati da altre condizioni, spesso trattabili, e per questo un'accurata diagnosi è essenziale.
Considerare il solo titolo anticorpale FCov condizione sufficiente a diagnosticare la FIP provoca errori diagnostici più frequentemente di quanto non si creda. Possono presentare segni clinici e/o biochimici simili alla FIP le cardiomiopatie, le epatopatie, le neoplasie epatiche, il linfosarcoma timico e le rare micosi sistemiche, l’emobartonellosi, la pancreatite, la gengivo/stomatite cronica.
Come prevenire o eliminare il coronavirus Il FCoV è un virus molto contagioso, che infetta quasi tutti i gatti con i quali viene a contatto.
La fonte principale dell’infezione è costituita dalle feci dei gatti infettati; i gatti sani si infettano condividendo le lettiere con gatti infetti.
La seconda più importante via d’infezione è l’esposizione non intenzionale di gatti sani a minuscole particelle di feci infette presenti su scarpe, abiti e mani di persone, su palette, ecc. È probabile che il gatto infetto ingerisca il virus durante la pulizia del pelo o durante il pasto, se particelle di feci abbiano contaminato il cibo.

ACCORGIMENTI:

Se il gatto usa una lettiera, fare in modo da togliere gli agglomerati il più spesso possibile. Se si possiedono più gatti, fare in modo da avere abbastanza lettiere (preferibilmente una per gatto), che esse siano coperte o magari autopulenti.
La lettiera deve essere posta lontano dalla zona in cui il gatto mangia, per evitare che microscopiche particelle fecali si propaghino sul suo cibo. Una o due volte a settimana, pulire la lettiera con candeggina (ipoclorito di sodio).

A cura dell’allevatrice Maria Discepola di Softdoll.  http://www.softdoll.it




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